Psicoterapia e autostima: come ritrovare fiducia in sé stessi

Fabio Sparatore • 10 luglio 2025

L’autostima è un pilastro fondamentale del benessere psicologico. Quando è solida, ci sentiamo capaci, meritevoli e

pronti ad affrontare le sfide della vita. Quando invece è fragile, anche le situazioni più semplici possono diventare fonte

di ansia, insicurezza e blocco. Ma la buona notizia è che l’autostima può essere migliorata. E uno degli strumenti più

efficaci per farlo è la psicoterapia.

Cos’è l’autostima e perché conta davvero?


L’autostima è il modo in cui valutiamo noi stessi: quanto ci sentiamo degni di amore, rispetto e successo. Non si tratta

solo di “sentirsi bene”, ma di riconoscere il proprio valore, accettare i propri limiti e agire in modo coerente con i propri

bisogni. Una bassa autostima può manifestarsi in molti modi: paura del giudizio, perfezionismo, difficoltà a dire di no,

senso di inadeguatezza.


Psicoterapia per l’autostima: un percorso di consapevolezza e cambiamento

La psicoterapia offre uno spazio sicuro e protetto in cui esplorare le radici della propria insicurezza. Con l’aiuto di un

professionista, è possibile:

  • Riconoscere i pensieri autosvalutanti e imparare a trasformarli.
  • Elaborare esperienze passate che hanno minato la fiducia in sé.
  • Sviluppare nuove modalità relazionali, più assertive e rispettose dei propri bisogni.
  • Riscoprire le proprie risorse interiori e valorizzare i propri successi.

Quali approcci terapeutici aiutano a migliorare l’autostima?


Terapia Cognitivo-Comportamentale (CBT)

È uno degli approcci più efficaci per lavorare sull’autostima. Aiuta a identificare i pensieri distorti (“non valgo nulla”,

“sbaglio sempre”) e a sostituirli con pensieri più realistici. Inoltre, promuove comportamenti concreti che rinforzano la

fiducia in sé, come affrontare situazioni temute o imparare a dire di no.

Terapia centrata sulla persona

Basata sull’empatia e sull’accettazione incondizionata, questa terapia aiuta il paziente a sentirsi accolto e valorizzato,

favorendo un processo di autoaccettazione profonda.

Terapia interpersonale (IPT)

Si concentra sulle relazioni e sul modo in cui influenzano la percezione di sé. Migliorare la qualità delle interazioni

sociali può avere un impatto diretto sull’autostima, soprattutto in chi ha vissuto relazioni tossiche o invalidanti.

Esercizi pratici per rafforzare l’autostima

Durante il percorso terapeutico, è possibile integrare alcune strategie pratiche nella vita quotidiana:

  • Diario dei successi: annotare ogni giorno anche i piccoli traguardi raggiunti.
  • Lista dei punti di forza: scrivere e rileggere le proprie qualità nei momenti di dubbio.
  • Auto-compassione: imparare a trattarsi con gentilezza, come si farebbe con un amico.
  • Esporsi gradualmente a situazioni sfidanti, per sperimentare nuove risorse personali.

Un percorso su misura per te

Migliorare l’autostima non è un processo immediato, ma è possibile. Ogni passo, anche il più piccolo, è un investimento

verso una vita più autentica, libera e soddisfacente. Se senti che la tua autostima ti sta limitando, la psicoterapia può

offrirti gli strumenti per riscoprire il tuo valore.

Vuoi iniziare un percorso per migliorare la tua autostima?

Contattami per una consulenza psicologica personalizzata. Insieme possiamo costruire un percorso su misura per te,

basato sull’ascolto, la fiducia e il cambiamento.

Autore: Fabio Sparatore 6 ottobre 2025
La paura del giudizio degli altri è un’emozione che, in misura diversa, tutti abbiamo provato. Si manifesta quando ci sentiamo osservati, valutati o esposti a critiche. Può accadere durante una presentazione in pubblico, in una conversazione con persone nuove o persino nella quotidianità, come scegliere un abbigliamento o esprimere un’opinione. Un certo grado di attenzione a come siamo percepiti è naturale: vivere in società significa relazionarsi e tenere conto degli altri. Tuttavia, quando il timore di essere giudicati diventa eccessivo e costante, può trasformarsi in una gabbia che limita libertà, autenticità e benessere. Le radici della paura del giudizio Le origini di questa paura sono complesse e spesso intrecciate. Alcuni fattori principali sono: Esperienze infantili e familiari : un contesto in cui si è ricevuta approvazione solo a fronte di prestazioni eccellenti o, al contrario, critiche severe e svalutazioni, può far crescere la convinzione che il proprio valore dipenda esclusivamente dallo sguardo altrui. Confronto sociale : i social network hanno amplificato il confronto costante con gli altri, alimentando l’idea che si debba sempre apparire perfetti, felici e di successo. Tratti di personalità : chi tende al perfezionismo o ha una bassa autostima può essere più vulnerabile al timore di valutazioni negative. Eventi significativi : esperienze di bullismo, fallimenti scolastici o lavorativi, relazioni tossiche, possono lasciare ferite che rendono più sensibili alle opinioni esterne. In tutti questi casi, la paura del giudizio nasce da un pensiero ricorrente: “Non sono abbastanza, e gli altri lo noteranno.” Come si manifesta La paura del giudizio degli altri non si limita alla mente, ma coinvolge anche il corpo e il comportamento. Alcuni segnali tipici sono: Ansia anticipatoria : giorni o ore prima di un evento sociale la mente inizia a proiettare scenari negativi (“farò una brutta figura”, “penseranno che sono incompetente”). Sintomi fisici : battito accelerato, rossore, sudorazione, tremori, sensazione di blocco. Evitamento : rinunciare a esperienze (uscite, incontri, opportunità lavorative) pur di non esporsi a un possibile giudizio. Autocensura : parlare poco, non esprimere opinioni, reprimere comportamenti spontanei per paura di sbagliare. Questo meccanismo crea un circolo vizioso: più ci si evita, meno occasioni si hanno per sperimentare che i timori sono spesso esagerati. Così la paura diventa sempre più radicata. Le conseguenze sulla vita quotidiana Vivere costantemente con il timore del giudizio altrui può avere conseguenze significative: Limitazione delle opportunità : rifiutare sfide o nuove esperienze per paura di sbagliare. Difficoltà relazionali : mantenere rapporti superficiali per non rischiare di mostrarsi vulnerabili. Calata autostima : basare il proprio valore solo sull’approvazione esterna rende fragili e dipendenti dal riconoscimento altrui. Stress e ansia cronici : il corpo rimane in uno stato costante di allerta, con ricadute anche sul benessere fisico. Strategie per superarla La buona notizia è che la paura del giudizio non è immutabile. Esistono percorsi e strumenti che aiutano a ridurla e a riconquistare libertà. 1. Riconoscere e accogliere la paura Il primo passo è ammettere la presenza di questo timore, senza giudicarsi ulteriormente. Respingere o negare la paura la rafforza. Accettarla significa osservarla come una parte di sé che ha bisogno di attenzione. 2. Ristrutturare i pensieri Spesso dietro la paura del giudizio ci sono distorsioni cognitive, come il “pensiero tutto o nulla” (“se non sono perfetto, deluderò tutti”) o la “lettura della mente” (“sono sicuro che penseranno male di me”). Imparare a riconoscerle e sostituirle con interpretazioni più realistiche riduce l’ansia. 3. Esporsi gradualmente Evitare rinforza la paura. Esporsi invece, un passo alla volta, permette di sperimentare che il giudizio altrui non è così catastrofico come immaginato. Iniziare da situazioni meno ansiogene e procedere progressivamente rafforza la fiducia. 4. Coltivare l’autostima Un’autostima solida riduce la dipendenza dal giudizio esterno. Questo significa riconoscere i propri punti di forza, celebrare i successi, imparare dagli errori senza etichettarsi come “falliti”. 5. Mindfulness e accettazione Pratiche di consapevolezza aiutano a restare nel presente, osservando i pensieri senza lasciarsi travolgere. Imparare a lasciar andare le preoccupazioni sul futuro o i ricordi di critiche passate è un passo verso la libertà. 6. Cercare supporto In alcuni casi, la paura del giudizio è così radicata da richiedere un percorso terapeutico. La psicoterapia offre uno spazio sicuro dove esplorare le origini di questa paura, comprenderne i meccanismi e costruire strategie personalizzate per superarla. Verso la libertà interiore Superare la paura del giudizio non significa diventare indifferenti all’opinione altrui: significherebbe negare la nostra natura sociale. Si tratta piuttosto di trovare un equilibrio, riconoscendo che il valore personale non dipende esclusivamente dagli altri. Come scrive Erich Fromm: “L’uomo può realizzarsi solo nella misura in cui riesce a liberarsi dall’opinione degli altri e a seguire la propria voce interiore.” Riconquistare questa libertà significa vivere in modo più autentico, aprirsi a esperienze nuove e costruire relazioni più genuine. È un percorso graduale, ma ogni passo compiuto riduce il peso del timore e aumenta la leggerezza della propria vita. 👉 Vuoi imparare a liberarti dal peso del giudizio altrui e vivere con più autenticità? 📞 Contattami per un primo colloquio su psicologomonteverde.it
Autore: Fabio Sparatore 8 settembre 2025
L’ipnosi affascina da secoli: spesso evocata come pratica misteriosa o spettacolare, è stata a lungo circondata da pregiudizi e false credenze. In realtà, l’ ipnosi ericksoniana è una tecnica terapeutica seria e scientificamente riconosciuta, sviluppata dal celebre psichiatra e psicologo Milton H. Erickson , considerato uno dei pionieri della psicoterapia moderna. La sua metodologia si distingue per l’uso di un linguaggio indiretto, di metafore e suggestioni personalizzate, con l’obiettivo di stimolare le risorse interiori del paziente e promuovere il cambiamento. Erickson era convinto che ogni persona custodisse dentro di sé un “potenziale nascosto”, capace di affrontare le difficoltà e trasformare la propria vita se opportunamente stimolato. A differenza dell’ipnosi tradizionale, spesso associata a comandi diretti e rigidi, l’ipnosi ericksoniana è non direttiva e si adatta in modo flessibile alle caratteristiche di ciascun individuo. È quindi un approccio rispettoso, delicato e altamente personalizzato. Come funziona l’ipnosi ericksoniana Il percorso inizia con un colloquio preliminare . In questa fase il terapeuta raccoglie informazioni sulla storia personale, gli obiettivi e le difficoltà del paziente. L’ascolto attento e l’alleanza terapeutica sono fondamentali: è importante che la persona si senta compresa e a proprio agio. Successivamente, attraverso un linguaggio ricco di immagini, simboli e racconti, il terapeuta accompagna il paziente verso uno stato di rilassamento profondo , chiamato trance ipnotica . È importante chiarire un equivoco comune: la trance non è sonno né perdita di coscienza . Al contrario, è una condizione di attenzione focalizzata, in cui la mente diventa più ricettiva e creativa. Durante tutta la seduta, il paziente mantiene il controllo e può interrompere in qualsiasi momento. In questo stato, l’attenzione si rivolge maggiormente all’interno: ricordi, emozioni e pensieri emergono con maggiore chiarezza, rendendo possibile accedere a nuove soluzioni e prospettive. Le tecniche più utilizzate L’ipnosi ericksoniana si serve di strumenti peculiari, che distinguono questo approccio dalle forme più classiche di ipnosi. Tra le principali tecniche troviamo: Metafore terapeutiche : il terapeuta racconta storie e immagini simboliche, che parlano direttamente all’inconscio e favoriscono nuove connessioni mentali. Uso del linguaggio vago : frasi non rigide ma aperte a interpretazioni personali, che stimolano insight spontanei. Ristrutturazione delle esperienze : ricordi o eventi dolorosi possono essere reinterpretati in una chiave più costruttiva e meno traumatica. Suggerimenti indiretti : non comandi, ma inviti formulati come possibilità (“potresti accorgerti che…”, “forse noterai che…”). Queste modalità creano un dialogo rispettoso con la parte inconscia della persona, facilitando processi di cambiamento profondi e duraturi. In quali casi può aiutare L’ipnosi ericksoniana si rivela utile in diversi ambiti della psicoterapia e della crescita personale. Tra le applicazioni più comuni troviamo: Ansia e stress : promuove rilassamento, riduce la tensione e favorisce una migliore gestione delle emozioni. Fobie : attraverso una desensibilizzazione graduale, aiuta a ridurre la risposta di paura eccessiva. Traumi : consente di affrontare ricordi dolorosi senza riattivare in modo traumatico l’emotività associata. Disturbi psicosomatici : può alleviare sintomi fisici legati a tensioni emotive (mal di testa, problemi gastrointestinali, insonnia). Dipendenze : supporta il cambiamento di abitudini dannose, come smettere di fumare o ridurre il consumo di alcol. Dolore cronico : alcune ricerche hanno evidenziato la sua efficacia nel migliorare la percezione del dolore e nel potenziare le strategie di coping. Questa versatilità rende l’ipnosi ericksoniana uno strumento prezioso, capace di integrare e potenziare altri percorsi terapeutici. Benefici e limiti I principali benefici di questo approccio sono: Personalizzazione : ogni intervento è costruito su misura, adattandosi alle caratteristiche del paziente. Approccio rispettoso : il paziente mantiene sempre il controllo, senza imposizioni né forzature. Integrazione con altre terapie : può essere combinata con psicoterapia cognitivo-comportamentale, terapia di sostegno o approcci corporei. Risultati duraturi : lavorando con l’inconscio, spesso i cambiamenti si radicano in modo più profondo. Va però ricordato che l’ipnosi non è una cura miracolosa né una bacchetta magica. Richiede motivazione, impegno e fiducia reciproca tra paziente e terapeuta. Non è indicata in tutti i casi, e la sua efficacia dipende molto dal contesto e dalla persona. Un approccio delicato ma potente L’ipnosi ericksoniana è oggi considerata una delle forme più evolute di psicoterapia ipnotica. La sua forza risiede nell’alleanza terapeutica, nella capacità di stimolare le risorse personali e nel rispetto dei tempi individuali. Per chi desidera affrontare ansia, stress, fobie, dipendenze o semplicemente sbloccare potenzialità inespresse, rappresenta un percorso delicato ma potente di cambiamento interiore. Come ricordava lo stesso Milton Erickson: “Ogni persona ha dentro di sé le risorse necessarie per vivere meglio. Il compito del terapeuta è aiutarla a scoprirle.” 👉 Vuoi imparare a gestire meglio l’ansia e liberare le tue energie positive? 📞 Contattami per un primo colloquio su psicologomonteverde.it
Due silhouette in controluce,una ombreggiata e oppressa, l’altra che avanza verso la luce con catene
Autore: Fabio Sparatore 18 luglio 2025
Scopri i segnali di una relazione tossica — giudizio costante, manipolazione, senso di colpa — e come la psicoterapia ti aiuta a liberarti e ritrovare equilibrio.
Silhouette di una persona che guarda un sentiero biforcato con simboli di ansia e speranza
Autore: Fabio Sparatore 15 luglio 2025
Scopri i segnali sottili che indicano quando rivolgersi a uno psicologo e come la psicoterapia può aiutarti a ritrovare equilibrio, fiducia e benessere.